Tariffe Sala Musa

CAPITANI CORAGGIOSI – SCULTURA A PIETRASANTA FRA OTTOCENTO E NOVECENTO

Accurata e studiata selezione di opere in gesso provenienti dal Comune di Pietrasanta – Museo dei Bozzetti P. Gherardi e concesse in prestito al Musa. La selezione fa parte del più ampio progetto “Il museo diffuso” con il quale il Comune di Pietrasanta rende fruibile la sua imponente collezione di gessi.

Capitani coraggiosi è sapientemente illustrata da un video che ricostruisce i tre momenti – genesi, progresso, affermazione – dello sviluppo delle professioni artigiane legate alla scultura ed evoca la presenza di grandi artisti. Il video, attraverso un raffinato lavoro di regia, gira sui grandi schermi del MuSA e, in un susseguirsi di immagini storiche, suoni e rumori legati alla lavorazione del marmo, immerge lo spettatore nell’atmosfera dell’epoca.

Storia, territorio, lavoro, arte, cultura: nell’intreccio costante di elementi tangibili e intangibili si forma la tradizione della comunità versiliese. Valorizzarne le caratteristiche peculiari e facilitarne la conoscenza è l’intento condiviso del Museo dei Bozzetti del Comune di Pietrasanta e del MuSA, spazio gestito da Lucca Innovazione e Tecnologia, società partecipata dalla Camera di Commercio.

Il titolo dell’iniziativa, che sancisce una prima forma di collaborazione fra le due istituzioni, interpreta lo sforzo di attraversare la contemporaneità, di guardare in avanti e insieme di ancorarsi al cuore pulsante del passato.

L’esposizione, composta da una selezione di opere della collezione del Museo dei Bozzetti, concesse in prestito al Musa, rappresenta l’occasione per raccontare storie di uomini intraprendenti, di artisti poliedrici che hanno contribuito a rendere Pietrasanta una meta fondamentale e imprescindibile per la lavorazione artistica della scultura fra Otto e Novecento, di scultori geniali che sapevano cogliere le occasioni e affrontare le avversità del proprio tempo. Questi personaggi sono gli antesignani degli artisti e degli artigiani imprenditori di oggi e le loro storie possono stimolarci al confronto e alla ricerca di una dimensione futura della cultura e del lavoro.

La scelta di costruire il percorso espositivo nasce dal pensiero che un luogo come il MuSA, tecnologicamente avanzato e senza dubbio legato alla realtà virtuale, seppur legato alla concezione di “futuro” ha pur sempre un “cuore antico”, vuoi per le origini della struttura stessa, vuoi per i caratteri cui è legato. Per questo i bozzetti selezionati sono tra i più antichi della collezione della città, e stati realizzati fra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900.
Sono opere di Bozzano, Zilocchi, Bibolotti, Calandra, Rubino, Jacopi, Luciano, Arrighini, Parma,Tommasi e narrano il mondo della scultura nel nostro territorio in quel periodo:

  • la formazione e/o l’insegnamento nella scuola di Belle Arti di Pietrasanta
  • la produzione scultorea preminente al tempo quale arte sacra (quale ad esempio il Cristo di Luciano, nucleo n.2), funeraria (le due stele funerarie di Zilocchi, nucleo n.1), monumenti celebrativi (Mio figlio di Bibolotti, nucleo n.1, o la testa di Luigi Salvatori di Parma, o il ritratto di Sergio Zampa di Tommasi, nucleo n.3), ritrattistica (il Carratore di Arrighini, nucleo n.3)
  • le dinastie familiari di artigiani e scultori che si tramandarono i segreti e l’arte scultorea
  • l’invenzione e la commercializzazione di nuovi strumenti di lavorazione
  • l’importanza del bozzetto/modello in gesso nella realizzazione della scultura
  • la duplice figura dell’artista e dell’artigiano che in alcuni casi coincide
  • i grandi nomi della scultura italiana che si rivolgono alle botteghe versiliesi per eseguire opere monumentali
  • la figura dell’artigiano imprenditore che compie viaggi all’estero per promuovere il proprio lavoro e cercare nuovi mercati
  • le modalità di superamento delle crisi periodiche

I tre nuclei di bozzetti esposti in sala narrano, dunque, la storia della scultura a Pietrasanta tra fine Ottocento e inizio Novecento, attraverso il lavoro di Antonio Bozzano, Giacomo Zilocchi, Pietro Bibolotti, Davide Calandra, Edoardo Rubino, Abele Jacopi, Guido Luciano, Leone Tommasi, Leonida Parma e Nicola Arrighini: un appello più che dovuto per questi artisti che hanno creduto nei propri sogni e nel proprio lavoro e che, come “capitani coraggiosi”, hanno levato gli ormeggi abbandonando un porto sicuro per scoprire nuove frontiere e aprire nuove strade.
È grazie alla loro intraprendenza, versatilità, scaltrezza, maestria che il territorio apuo-versiliese, e in particolare Pietrasanta ha potenziato la propria vocazione divenendo un polo attrattivo e una meta fondamentale per la scultura contemporanea.
Come è noto, fin dai tempi del “divo” Michelangelo il territorio ha sfruttato le proprie cave e si è vocato alla scultura, tanto che il bisogno e la richiesta di manodopera specializzata ha avuto come naturale conseguenza l’apertura, nel 1842, della Scuola di Belle Arti a Pietrasanta. Si sono quindi formate squadre di lavoratori esperti che hanno costituito la base e il terreno di coltura per quelle personalità caleidoscopiche che invece avevano le ali e una giusta dose di incoscienza per spiccare il volo.

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